Timidi messaggi per ragazze cifrate, Ferruccio Mazzanti, Wojtek (2020)
L’ultimo videogioco che mi ha veramente inglobato è stato Read Dead Redemption. L’ultimo libro, 2666 di Bolaño. Ecco: uniteli insieme e non avrete Timidi messaggi per ragazze cifrate, perché il libro di Ferruccio Mazzanti, edito da Wojtek, non è un western né un romanzo postumo, ma un’esperienza unica. Proprio come i grandi romanzi, che riescono a elevare mondi da righe, o come i migliori videogiochi, che ti assorbono nella loro narrazione fatta di pixel, Timidi messaggi per ragazze cifrate offre una realtà nuova e ti invita a farne parte, senza un alter ego digitale, in prima persona, da lettore che piano piano diventa vero protagonista, scegliendo di seguire, nelle sue cifrature, il protagonista del libro, Grot, che non esce di casa da 1245 giorni, che non apre le persiane, le finestre, le gelosie, da 1105 giorni, che non parla con la madre da 1095 giorni, e che passa il suo tempo a scrivere lettere d’amore, cifrandole, inviandole, in attesa che qualcuno gli risponda.
Premetto subito che ho letto Timidi messaggi per ragazze cifrate scegliendo di crittografare ogni cifratura non riscritta in chiaro in cui mi sarei imbattuto, vedendomela con i vari metodi cifrari di Giulio Cesare, di Vigenère, di Beale, presenti nel testo, di cui l’autore regala aneddoti e approfondimenti attraverso scorci narrativi che intervallano la narrazione.
Scegliere di leggere il libro decifrando i messaggi criptati di Grot per me ha significato riempire fogli e fogli di Y, di A, di sequenze di numeri, di lettere e perdermi nella ricerca della chiave giusta per renderle comprensibili; scopiazzare dalla mia ragazza, anche lei intenta nella lettura del libro, solo un po’ più avanti di me ma molto di più nel crittografare; stalkerare l’autore anche per un singolo indizio e imprecare ogni volta che, per presunzione, saltavo righe intere pensando di sapere quello che Grot stava cercando di dirmi, sbagliando, ed ero costretto a tornare indietro per andare avanti, come se il modo stesso in cui stavo decifrando, in realtà, mettesse in chiaro qualcosa dentro di me. Ovunque fossi bastava aprire il libro per dimenticarmi, crittografando, prendendo tempo per arrivare sempre più vicino a quello che Grot voleva dirmi, per capire veramente un altro essere umano. Perché Grot non è solo un personaggio letterario, Grot è carne e ossa, Grot sono io, Grot è chi legge, Grot è chi scrive, è guardare la realtà attraverso le proprie cifrature.
Timidi messaggi per ragazze cifrate può essere letto ed essere godibile anche senza crittografare le parti cifrate. Mazzanti, con una scrittura emotiva sempre partecipe degli stati d’animo del protagonista e con una poetica orientale, essenziale e raffinata, dipinge un meccanismo narrativo che lascia spazio a più possibili interpretazioni, ma tutte piene di un’umanità abbagliante. Timidi messaggi per ragazze cifrate è uno di quei libri che, una volta finiti, non ti fanno venir voglia di iniziarne subito un altro: ti crea una sorta di astinenza, di sindrome di Stoccolma, e a distanza di giorni continua a bisbigliarti all’orecchio possibili significati. Ma fra i tanti significati del libro, ce ne è uno su cui secondo me merita soffermarsi: prendersi del tempo per tornare a osservare le cose con la calma che richiedono, incominciando anche dalla semplice lettura di un libro, perché la comunicazione, di qualunque tipo sia, richiede sempre attenzione. E se questo si insegnasse, forse riusciremmo ancora a vedere i nomi sugli spazzolini da denti, sui dentifrici, sull’acqua che scorre dai lavandini, sugli spaghetti che mangiamo; riusciremmo a giocare a tennis con i nostri nomi e i nostri cognomi e continueremmo a sognare magnificamente sulle superfici delle nostre colazioni. E sarebbe un mondo migliore.
[Immagine di copertina: cancellatura di Emilio Isgrò]