Padre occidentale, Simone Lisi, effequ, 2021
Tre volte nella vita mi hanno proposto di fare yoga, sempre di domenica mattina. A due ho risposto “No, grazie”, alla terza mi è stato impossibile rifiutare: la faccia che me lo chiedeva era troppo gentile e apparteneva al responsabile del progetto del servizio civile per cui lavoravo.
Quindi: una domenica, alle otto di mattina, mi alzo, indosso un completo da tennis, salgo in auto e mi dirigo verso il Pratomagno, monte fresco e congeniale, scelto dal responsabile, per iniziare me e altre due colleghe alla più straordinaria scienza spirituale che l’umanità abbia conosciuto.
Cosa ho capito quella domenica mattina? Che probabilmente non so respirare, che gli arti del mio corpo sono rigidi soprattutto per chi li guarda, che il responsabile del progetto del servizio civile ha l’alluce valgo più prepotente mai visto in natura, e che l’olio motore delle automobili non si rigenera da solo, che ogni tanto va aggiunto se non si vuole che una spia rossa appaia sul cruscotto facendo finire a bestemmie una giornata di equilibrio tra corpo, mente e spirito.
Da allora non ho avuto più niente a che fare con lo yoga, almeno così pensavo, perché poi ho continuato a praticarlo, senza esserne cosciente, scrivendo, andando a cena fuori ogni volta che mi ritrovavo disoccupato, ascoltando le aspettative di chi avevo accanto, deludendo chi avevo accanto, decidendo di non cambiare il mio Asus del 2000, ma tutto questo l’ho capito solo quando mi è arrivata tra le mani una cartolina firmata Simone Lisi, da un luogo che si chiama Padre occidentale.
Questo luogo è una rappresentazione tragicomica della realtà che si allarga dalla mente di Lisi, per invitarci in tante altre piccole realtà trasparenti dove una prospettiva ne porta sempre un’altra, fino ad arrivare alla vita delle persone e di conseguenza al mondo intero, e il mondo intero, a volte, per capirlo, non va scomposto, ma ascoltato.
Cosa dice il mondo di Padre occidentale? A me ha detto “Scrivi”, ma potrebbe tranquillamente dire “Dipingi” a un pittore, “Muoviti” a chi è stanco, “Parla” a chi ascolta, “Fermati” a chi non sa dove andare, “Balla” a chi ha paura di muoversi, perché Padre occidentale è una spinta gentile verso la vita, verso una maggiore consapevolezza e presenza di sé stessi, è coraggio, umiltà, forza e anche silenzio, proprio come lo yoga.
Padre occidentale – L’ineffabile origine dello yoga è il secondo romanzo di Simone Lisi, edito, come il precedente Un’altra cena, sempre da effequ, e racconta le vicende, così reali da apparire surreali, di un figlio e di un padre; il primo è scrittore; il secondo, insegnante di yoga; il primo si ritrova a fare yoga per scrivere, il secondo si ritrova a scrivere per fare yoga; il primo vuole equilibrare e dare forma a un presente e un futuro; il secondo vuole equilibrare e dare forma a un presente e un passato; entrambi impegnati nella ricerca dei primi maestri che portarono lo yoga in Italia, in particolare a Firenze. A fare da cornice alla sgangherata e divertente ricerca, relazioni, affetti, dinamiche, lavori, città, dal retrogusto occidentale, che Lisi, con le sue divagazioni mai scontate e mai inopportune, trasforma in vere e proprie “asana”, interiorizzando ed esteriorizzando tutto un campionario di umanità.
In Padre occidentale, Lisi è maestro e allievo, racconta e rimane in silenzio, e lo fa con quella che, personalmente, ritengo una tra le sue maggiori doti: una voce riconoscibile. Bastano poche frasi per dire “Questo è Simone Lisi”. Una scrittura priva di orpelli, con una naïveté che non ha niente da invidiare alla più ricercata iperbole letteraria, e magari è così che va raccontata la realtà, con leggerezza e ironia, uniche posizioni per avvicinarsi e capire il caos che ci circonda. E questo, per me, è fare yoga.
[Immagine di copertina: opera di Giuseppe Penone]