Formiche, di Mara Abbafati, è il primo racconto selezionato con la Call Estiva 2021 di IMON. L’illustrazione è di Domitilla Marzuoli
Il Mondo o Niente
Il Mondo o Niente
L'ennesima rivista culturale. Non è una rivista culturale, non è la voce dei dotti, non è un teorema matematico, non è una canzone che passa alla radio, non è la liturgia di una setta, non è un dopolavoro né un numero dell'enalotto. L'unico strumento per scoprire se un libro è un mondo oppure è niente.
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Abbiamo il piacere di annunciarvi che oggi, 15 luglio, si apre la nostra seconda call per racconti dell’anno, come di consueto…
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di Gabriele Esposito.
“Il bambino che siede dietro di te è molto piccolo eppure ha un senso del ritmo davvero marcato. Ogni circa diciassette secondi punta i piedi sulla sedia di fronte a lui – la tua sedia – e dà una leggera spinta: giusto un doppio tocco d’alluce. (…) L’ultima spinta – dev’essere la seicentotrentacinquesima o seiesima – ti fa riprendere il capitolo dall’inizio”. -
di Matteo Candeliere
“Prima di lasciare l’appartamento deve capire se è necessario davvero.
Non c’è un amico a cui chiedere, ad esempio, o una vecchia zia di cui può approfittare? Cammina su e giù per il corridoio, scalzo per non fare rumore. Al piano di sotto vive una famiglia che è meglio non sappia della sua presenza. Si ferma davanti allo specchio dell’ingresso per l’ennesima volta. Una chioma di capelli ricci neri e densi come catrame gli avvolge la testa”. -
di Oscar Palessa
“La punta di grafite attraversa la salita impervia del primo movimento senza intoppi, con il secondo crea il corpo di lettera, abbraccia il vuoto in una regolarità semicircolare, un dito medio contro Giotto e i suoi cerchi: una perfetta “a” corsiva è la prova d’artista definitiva. Mentre la testa si tende verso l’idea pura della lettera, la presa accompagna il pensiero, riflette l’estensione in tensione”. -
di Matthew Licht
“Deedee avrebbe dovuto essere felice: sua sorella Jo era stata eletta Miss Crema d’Arachidi per la Sfilata di Carnevale. Penserete che non è proprio come essere eletti Presidente o scelti per fare l’astronauta, ma a Corletta, Georgia, la capitale mondiale delle arachidi, essere Miss Crema d’Arachidi è ancora più importante”. -
“Nella notte, il vento si è portato via il tetto del ricovero delle galline. Una lamiera spessa, fissata con chiodi da 20. Ha spezzato in due anche un pero carico di frutti giunti quasi alla completa maturazione. Le galline sono fradicie e spaventate”.
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di Mattia Checchini
“Io e mia madre non eravamo persone originali. Le nostre paure erano abbastanza patetiche: io avevo paura del buio, lei di vedermi morire.
Diceva che era colpa della zia Adele. Non l’avevo conosciuta la zia Adele, morì quando era bambina. Tossiva e sputava sangue, finché un giorno ne sputò troppo e rimase con la testa a ciondoloni nel gabinetto”. -
Sotto la Mole – Libri
Riscoprire John E. Williams oltre Stoner: la grandezza di un autore, il trionfo di Augusto e il destino degli imperi.
John E. Williams oltre Stoner: una riflessione sullo scrittore americano a partire dal romanzo Augustus, pubblicato di recente in Italia per i tipi di Fazi Editore.
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di Luca Lancioni
“Dovevo fare una puntura di antibiotici a una signora che si chiamava Giovanna. Quando entrai in cucina era seduta alla finestra e guardava con sguardo spento il cortile. La salutai. Non si voltò (…)
«Mi scusi. Pensavo che fosse arrivato mio marito…»”. -
Nitti l’ha morso. Non lo credeva capace di un gesto tanto vivo. Nitti l’ha morso e non si è staccato per una ventina di secondi. Lui ha urlato, e mentre nella gola il suo dolore prendeva forma in maniera scomposta e istintiva, non ha pensato a nulla: non a toglierselo di dosso; non a mantenere la calma; non a chiamare qualcuno che gli desse una mano. È rimasto a fissare Nitti e i suoi denti di vecchio bavoso e arteriosclerotico, e intanto urlava. Fatto strano, inoltre, è che nessuno l’ha sentito.
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“Cologno aveva usato una parola che a noi in bocca non ci sapeva stare, non a noi ragazzetti che ancora guardavamo il metro e trenta come traguardo irraggiungibile, nonostante ci tenessimo sollevati sulle punte delle nostre Nike Shox ricevute come regalo della prima comunione. (…) Cologno non si chiamava veramente Cologno ma ci aveva detto lui di chiamarlo Cologno (…) Diceva che aveva scelto Cologno come nome non perché Cologno era il luogo dal quale veniva, ma perché era il luogo da cui voleva andarsene”.