Soste forzate, Giulio Natali, Edizioni La Gru, 2021
Di aforismi, frasi celebri e citazioni sulla letteratura intesa come viaggio ce ne sono per tutti i gusti: c’è chi dice che un libro è un viaggio per gente paziente; c’è chi afferma che leggere è il miglior modo per viaggiare lontano; c’è chi considera la lettura come un viaggio in un posto in cui non sei mai stato prima, anche se quel posto è dentro te stesso.
Giulio Natali, con Soste forzate, edito da Edizioni La Gru, crea un treno di parole che si muove sopra binari di carta e accompagna il lettore in un viaggio lontanissimo e allo stesso tempo vicinissimo, attraverso tutti quei comportamenti, tutte quelle emozioni, che rendono l’essere umano troppo umano.
Sono ventinove le “soste forzate” in cui ci conduce Giulio Natali con la sua raccolta di racconti. Ogni sosta restituisce una sensazione, un’azione, uno stato d’animo, un desiderio, come l’odio, la vanità, la solitudine, le illusioni, i rimorsi, solo per citarne alcuni. Ogni sosta è uno scorcio narrativo offerto, molto spesso, con il meccanismo che Dave Eggers attribuiva ai racconti di Kurt Vonnegut degli anni ’50: quello della “trappola per topi” dove il narratore offre un punto di vista per tutta la storia per poi cambiare direzione alla fine, facendo scattare la molla che intrappola il lettore e lo stupisce.
Ogni sosta ci mette davanti a un panorama di umana quotidianità: primi appuntamenti, rituali irrimandabili, sedute di psicoterapia, impieghi burocratici, possono però diventare situazioni paradossali ed episodi tragicomici in cui i personaggi danno sfogo a tutta la loro impotenza nell’affrontare l’imprevedibilità della vita.
Forse alcune soste suonano un po’ “forzate”, altre arrivano troppo lentamente ma, giunti a destinazione, la raccolta di racconti di Giulio Natali ci lascia incontri, visuali, sapori e scoperte da ricordare, proprio come un vero viaggio.
[Immagine di copertina:R.M. Baldessari, Velocità+treno+folla, 1916]