Petali

di Caterina Iofrida

Petali e altri racconti scomodi, Guadalupe Nettel, La Nuova Frontiera, 2019

Un uomo invita una donna a casa sua con intenzioni sessuali ma viene sopraffatto dalla paura, si masturba nella stanza accanto e lascia che l’occasione sfumi, senza che lei capisca bene che cosa è accaduto. Ad assistere a tutto questo e a raccontarlo, comprendendo perfettamente l’ansia dell’uomo e rimanendone perturbata, è un’altra donna, che vive nella casa di fronte e lo osserva da tempo dalla finestra, a sua insaputa; una persona che sembra essere prigioniera, come lui, delle proprie nevrosi. Succede nel racconto Transpersiana, solo una delle storie di solitudini che non s’incontrano, se non per un attimo, contenute in Petali e altri racconti scomodi, raccolta della scrittrice messicana Guadalupe Nettel pubblicata per la prima volta nel 2009, ma edita in italiano solo nel 2019 da La Nuova Frontiera, nella traduzione di Federica Niola. I personaggi sono soli in quanto consapevoli di essere preda di manie, nevrosi, ansie che, in presenza di una forte vicinanza umana, esploderebbero. Ci sono pure racconti, come Bezoar, in cui i personaggi cedono e l’incontro profondo avviene. Questo sempre in presenza di una lucida consapevolezza, da parte del personaggio narratore, di quanto questo incontro sia pericoloso, potenzialmente devastante. Le inquietudini e le ossessioni personali emergono tramite similitudini con le piante che a volte sembrano prendere la forma di vere e proprie metamorfosi, o comunque passano attraverso anomalie, deformità, peculiarità o trasformazioni fisiche che vanno di pari passo con quelle spirituali, come in Ptosi, il racconto per me bellissimo con cui si apre la raccolta. Non sembrano esserci molte speranze di felicità per questi esseri umani che parlano tutti in prima persona, esponendo le proprie storie con un distacco e una chiarezza disarmanti, che sanno di rassegnazione, di una definitiva presa di coscienza di dover vivere il proprio ruolo in questo mondo fino in fondo senza sostanziali alternative. Le citazioni scelte dall’autrice in apertura, pure, sembrano andare in questo senso. Eppure, leggendo, mi sono chiesta se questi esseri siano davvero tutti infelici, mi sembra impossibile che non provino mai gioia mentre scrivono pagine in cui le loro personali follie appaiono, a tratti, di una bellezza, una grazia, un fascino innegabili; per me, è evidente che ne sono innamorati.

[Immagine di copertina tratta da: Elle Magazine]

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