La raccolta Mi raccomando tutti vestiti bene è uscita per Mondadori nel 2006, non esattamente una novità quindi. Perché (ri)leggere Sedaris e parlarne, dunque? Perché ogni tanto vale la pena ricordarsi e ricordare che si può non prendersi troppo sul serio e usare quel raffinato registro di ironia e comicità che, a volerlo far bene, è difficile da realizzare: David Sedaris in quest’arte è un maestro.
#giovannadaddi
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“Fonderie. Fumi viola, tossici e nauseabondi, ma bellissimi come spettacoli pirotecnici agli occhi di una bambina. Vetri rotti colorati dalla luce, tanti colori diversi che trasformano cortili abbandonati in caleidoscopi di meraviglie stupefacenti”.
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“(Ancora. Sì, ancora)
Questa recensione doveva uscire alcuni mesi fa, poi, per vari motivi, non l’ho scritta. Nel frattempo di questa serie ne hanno parlato praticamente tutti, come era prevedibile. E quindi il dubbio: la scrivo o no? Ho deciso per il sì”.
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Aldo aveva settant’anni ma ne dimostrava cinquanta, grazie all’egoismo imperturbabile che aveva esercitato per tutta la vita, senza mai cedere al minimo dubbio. E grazie anche alla brillantina Linetti con cui impomatava i capelli, ancora tutti neri, ogni giorno al mattino: barba, dopobarba Prep, acqua di Colonia, brillantina.
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Elena inizia a cercare la madre e, al tempo stesso, a indagare i suoi ricordi: indagine del presente e indagine del passato, di un incidente che ha lasciato cicatrici profonde, indelebili e brucianti.
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L’amore totalizzante di Simon è una folgorazione istantanea, un colpo di fulmine estetico e morale, un faro nel buio, un appiglio improvviso agognato e inaspettato, un baluardo contro la noia e la tristezza grigia della periferia londinese degli anni 70. L’evento che gli cambia la vita per sempre ha una data precisa: il 6 luglio 1972 il dodicenne Simon vede per la prima volta Bowie esibirsi in tv, alla nota trasmissione della BBC Top of the Pops.
Bowie cantava Starman, accanto a lui c’era Mick Ronson.